Non nascondo una grande soddisfazione nel pubblicare oggi l’intervista a quello che reputo uno dei più grandi divulgatori dell’hobby del wargame in Italia: Riccardo Masini! Autore di “Le Guerre di Carta 2.0” (Unicopli), firma di IoGioco e Parabellum, nonché autore del bellissimo canale youtube “Wlog”, Riccardo rappresenta sicuramente un grande personaggio di questo mondo (e anche di altri! L’ultimo altro suo libro che ho letto è stato “Le Battaglie che cambiarono il Mondo” – Rusconi, scritto con suo padre e che rappresenta una summa di storia militare del mondo – non a caso è anche socio della SISM, Società di Storia Militare Italiana!) che con la sua esposizione sempre pacata e puntuale e il suo punto di vista originale e mai “integralista” ha contribuito alla rinascita di questo meraviglioso passatempo. Partiamo dunque nella lettura di questa intervista-fiume!
Vi ricordo che potete proporvi come “intervistati” utilizzando il form che trovate in questa pagina: scrivetemi e vi ricontatterò via mail mandandovi la lista di domande più alcune info.
Se volete leggere le altre interviste della serie, le trovate tutte qui.

Riccardo Masini
Iniziamo con la più classica delle domande: presentati e raccontaci chi sei e cosa fai nella vita.
Col nome e in prima persona come si fa nelle trasmissioni cool? OK! Sono Riccardo Masini, wargamer da più di trent’anni, autore di diversi saggi e articoli sui giochi di simulazione, nonché curatore del canale YouTube WLOG e del podcast Checkpoint Charlie. La mia passione è il gioco di simulazione storico, che cerco di analizzare nelle sue mille sfaccettature e nelle sue tante potenzialità. Sono anche autore di pubblicazioni storiche, membro della Società Italiana di Storia Militare, per le cui pubblicazioni ho scritto diversi contributi tesi a promuovere l’impiego del wargame come forma di ricerca storica controfattuale: perché la storia magari non la si fa con i se e con i ma, ma con i se e con i ma la si può studiare. Oltre a questo, collaboro regolarmente con la rivista ludica italiana ioGioco (nella quale curo la rubrica “Il dado di Cesare”), con la rivista specialistica di riferimento sul boardwargame italiano Para Bellum, nonché con altri periodici a livello internazionale. Tutto questo partendo dall’assunto che il wargame non solo è un hobby bello ed affascinante, ma alla portata di tutti e davvero molto più accessibile di quanto si pensi.
Oltre a ciò, nella vita sono un dipendente pubblico che abita a Roma, sposato con una moglie giornalista e con due splendidi gatti in casa, Faramir ed Eowyn (il che vi farà capire le mie passioni letterarie). Seguo poi la mia passione per il cinema, la buona musica, le belle letture e la fotografia, che mi ha dato anche la possibilità di organizzare alcune esposizioni personali.
Come è iniziata la tua passione per i wargame? Raccontaci da dove sei partito, quali sono stati i tuoi mentori, I primi giochi che hai giocato.
In realtà, io sono il classico caso delle “colpe dei padri” che ricadono sui figli, visto che tutto è cominciato a causa di mio padre, Sergio Masini, storica firma di Pergioco nonché autore nel 1979 de Le Guerre di Carta, uno dei primissimi testi sul wargame nel nostro Paese e sicuramente il primo a parlarne pensando ad un pubblico non necessariamente già “addetto ai lavori” (un approccio che ho fatto mio quando abbiamo pubblicato insieme nel 2018 la versione aggiornata del libro, “Le Guerre di Carta 2.0” per Unicopli). Questo significa che sono davvero cresciuto a “pane ed esagoni”, cominciando a muovermi nei campi di battaglia simulati fin da quando avevo dieci anni o forse anche prima, imparando l’inglese prima della fine delle elementari con i regolamenti dei wargame, e passando il mio tempo tra un titolo SPI ed una nuova bellissima scatola della Avalon Hill. Come mentori, oltre a mio padre, ho avuto veri e propri “pezzi da novanta” del mondo ludico italiano, come Andrea Angiolino, Claudio Nardi, Paolo Carraro, Agostino Carocci, Roberto Flaibani e molti altri. Napoleon’s Last Battles è stato il primo wargame a cui io abbia mai giocato (almeno, il primo di cui ho ricordi), seguito a ruota dai tanti giochi in inserto della rivista Strategy & Tactics e dai bellissimi titoli della International Team di Marco Donadoni che con VII Legio mi iniziò alla simulazione fantascientifica. Proprio da lì sono passato ai grandi classici della FASA come Battletech e la Renegade Legion, muovendomi però anche nel campo del gioco tridimensionale e del gioco di ruolo (Dragonlance, Star Wars della WEG, Star Trek della LUG e poi il World of Darkness primi tra tutti). A metà degli anni 2000 ho però cominciato la mia “marcia di riavvicinamento” al boardwargame più classico, partendo da titoli alternativi come Commands and Colors, Heroes of Normandie, Tide of Iron per poi riapprodare ai lidi più tradizionali con i block games della Columbia, la serie SCS della Multi-Man Publishing, le riedizioni dei vecchi classici SPI con i folio della Decision Games, le mille proposte di GMT Games e Compass Games… e tanti, tanti altri.
Oggi invece come vivi l’hobby? Quali sono i giochi che intavoli spesso, le tue abitudini, la tua “game routine”?
Per mia inclinazione personale ma anche per mia convinzione per così dire “concettuale”, seguo gli insegnamenti di Philip Sabin (autore del bellissimo “Simulating War“) e prediligo giochi semplici o, come preferisco definirli, “wargame leggeri” che con poche pagine di regole, sapienti soluzioni di design e buone dosi di complessità nascosta riescono a rappresentare in maniera efficace e intuitiva le più importanti dinamiche storiche senza distogliere la mia attenzione dal campo di battaglia a manuali più lunghi e complessi di una dichiarazione dei redditi. Per questo motivo apprezzo molto i già citati block games della Columbia, il lavoro di David Thompson (Undaunted, Europe Divided), buona parte del catalogo della Worthington Games (che sta raccogliendo l’eredità dei compianti “giochi in busta” della Victory Point Games), i titoli Decision ed MMP che trovo più vicini alla magnifica essenzialità del wargame classico anni Settanta, le ultime proposte spesso ibride politico-militari di Mark Herman e Volko Ruhnke, le geniali soluzioni escogitate da Andrea Angiolino per i suoi Wings of Glory e Sails of Glory e, devo ammetterlo, molti titoli della splendida scuola giapponese di design che segue proprio questa filosofia un po’ “minimalista” (pensiamo a piccoli capolavori come A Victory Lost o 300: Terra e Acqua). L’elenco sarebbe lungo, perché ogni giorno scopro qualche altro gioco semplice ed accessibile che mi porti indietro nei secoli con la sua bella “macchina del tempo di carta” come scrisse Jim Dunnigan, fondatore della SPI e tra i veri “padri nobili” del wargame moderno. Certo, apprezzo anche le potenzialità narrative di un Advanced Squad Leader o la ricerca dei dettagli presente nei tanti monster games… ma per quel che mi riguarda, datemi una mappa fatta come si deve, un ordine di battaglia credibile, una tabella dei combattimenti in linea con la realtà storica e mi farete felice.
Reputi che mantenersi informati sulle nuove uscite, le evoluzioni del mercato wargamistico sia importante per un appassionato? Motiva la risposta e se si raccontaci come tu ti aggiorni e quali sono i tuoi canali di informazione preferiti.
Beh, assolutamente sì, anche perché come avrete capito nonostante stiamo parlando di una delle prime forme di gioco da tavolo nel senso moderno del termine, il wargame e la simulazione tutta sono un genere altamente diversificato in continua evoluzione: altro che giochi sempre uguali a loro da 40 anni a questa parte, per un “grognard” tenersi aggiornati su nuove uscite e nuove tendenze non è un’opzione, ma parte integrante della sua passione! La produzione, specialmente negli ultimi anni, è davvero copiosa, sia in termini di quantità di titoli che di poliedricità dell’offerta, andando dai più classici hex and counter, ai card driven games, ai titoli controinsurrezionali alla COIN, agli ibridi eurowargames… Questo non significa certo che dovete rincorrere costantemente l’ultimo “capolavoro assoluto della settimana” (anche perché i wargame hanno una longevità incredibile: ancora oggi gioco con la medesima soddisfazione a titoli che hanno più anni di me!), tuttavia è innegabile che ogni mese troviamo nuove proposte, nuovi autori, nuovi scenari storici, nuove reinterpretazioni degli stessi eventi partendo da altri punti di vista che sicuramente stimoleranno il vostro interesse.
Per seguire tutto questo, chiaramente è fondamentale conoscere la lingua inglese e integrare le pur ottime fonti in lingua italiana con le fonti primarie di livello internazionale, come YouTube, BoardGameGeek, i gruppi Facebook, Twitter, i portali web dedicati, le riviste cartacee e non… Impararlo non è affatto un’impresa ardua (se vi ricordate, io lo feci proprio partendo dai regolamenti di Dunnigan e soci!), vi regalerà grandi soddisfazioni, rappresenterà una competenza peraltro fondamentale anche al di fuori del mondo del gioco e soprattutto vi fornirà le chiavi per un vero e proprio nuovo mondo di conoscenze, testi e tanti, tantissimi contatti. Contatti con altri giocatori, con gli stessi autori, con i mille creatori di contenuti sui social media come Facebook e YouTube e in generale con la community globale del wargame, caratterizzata da numeri certo non monumentali ma anche da una grande coesione. Aspettatevi di fare rapidamente amicizia con altri wargamer provenienti non solo da tutte le parti d’Italia ma anche, chessò, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Gran Bretagna, dalla Polonia, dagli Stati Uniti, dal Sudamerica… e magari di incontrarli di persona in un vostro prossimo viaggio, o quando loro verranno in visita da noi! Il tutto senza contare l’importanza fondamentale del recarsi ad una convention dal vivo e incontrare di persona gli altri giocatori, sia che si tratti di eventi con un’area appositamente dedicata al gioco di simulazione che dei tanti appuntamenti specifici per il wargame che ormai si susseguono a ritmo serrato in tutta Italia!
Insomma, la possibilità di stringere nuove, bellissime amicizie con altri appassionati di gioco e storia è ormai parte integrante del mondo del wargame, rappresentandone anzi al giorno d’oggi una delle attrattive principali.
Raccontaci uno o più aneddoti derivati da partite, convention, ecc che ti vengono in mente.
Eh, ce ne sarebbero! Anche perché per quel che mi riguarda una delle cose che mi danno più soddisfazione è ricoprire il ruolo di quel che io chiamo “il giocatore zero”, ossia il proprietario del gioco che durante una convention o magari anche a casa invece di giocare in prima persona si mette a spiegare le regole e funge un po’ da arbitro della partita, osservandone l’evoluzione e fornendo qua e là qualche consiglio sulle possibili opzioni strategiche… insomma, qualcosa a metà tra l’ufficiale aggiudicatore del Kriegsspiel classico e il master di un wargame (due ruoli non a caso molto, molto vicini!). In questa posizione privilegiata, mi è capitato di osservare da un punto di vista per così dire “neutrale” mille e mille storie dipanarsi di fronte ai miei occhi.
Solo per ricordare le due più recenti, all’ultima San Marino Game Convention e a Modena Play nell’area BG Storico (entrambe tenutesi in maggio) ho portato Horse & Musket, un wargame leggero che permette di ricreare le grandi battaglie dal 1600 all’epoca di Napoleone, nello specifico con uno scenario sulla Guerra civile inglese tra Re Carlo I Stuart e le truppe del Parlamento tra le quali militava Oliver Cromwell. Beh, nella dozzina di partite che ho fatto con tanti giocatori diversi uno dei comandanti della cavalleria realista, il Principe Rupert del Reno, veniva regolarmente e inderogabilmente eliminato durante l’ennesima carica a briglie sciolte. In ogni, singola, partita. Quando, durante l’ultimissima partita a Play, il nostro buon Rupert è invece riuscito non solo a sopravvivere per la prima e unica volta ma a guidare l’assalto vittorioso contro le linee parlamentari si è alzato un urlo di giubilo da tutto il tavolo… nemici compresi!
Ancora, durante una recente partita in diretta streaming a Guiscard, un wargame tattico uomo contro uomo ambientato nella Sicilia dell’XI secolo, un drappello di fanti e cavalieri normanni si è trovato vittima di un’imboscata da parte della temibilissima Guardia Varangiana bizantina: guerrieri vichinghi al soldo di Bisanzio, ferocissimi e armati fino ai denti! Beh, le sorti dello scontro sono state letteralmente sconvolte dalle gesta di un umile fante normanno di nome Osbern che, dopo un primo momento di panico, ha cominciato non solo a tenere impegnati più e più guerrieri nemici, ma ha cominciato a lasciare dietro di sé una vera e propria scia di nemici feriti o uccisi! E da allora egli è noto come “Osbern il Distruttore”!
Ecco, racconti come questi sono all’ordine del giorno per un wargamer: ogni partita narra una propria storia, ogni volta in maniera diversa. Non sono solo simulazioni o ricostruzioni storiche, i wargame sono anche e soprattutto grandi strumenti narrativi che sanno appassionare e coinvolgere come e talvolta ancor di più dei grandi romanzi. Sono, come dice mio padre da tanti anni, dei bellissimi film di cui noi stessi siamo registi, sceneggiatori e soprattutto protagonisti, film che cambiano e si rinnovano ogni volta che apriamo la loro scatola e facciamo rotolare i dadi sul tavolo.
Quali sono secondo te gli aspetti maggiormente interessanti del gioco storico? Pensi che esso possa avvicinare le nuove generazioni alla passione non solo per il gioco, ma anche e soprattutto per la storia?
In realtà, anche se il passaggio dal tavolo dal gioco allo studio dei testi che riassumono gli eventi appena giocati è breve (nel mio contributo all’antologia “Mettere in Gioco il Passato” descrissi il wargame come una forma di “public history diffusa e condotta a livello individuale dai singoli giocatori”), non penso che ci sia tanto una passione delle nuove generazioni verso la storia da suscitare tramite dadi e pedine, quanto un diffuso interesse da parte dei giovani verso gli eventi del passato da riconoscere e, per così dire, da intercettare tramite il mezzo di intrattenimento culturale che è il gioco da tavolo in generale, e quello di simulazione in particolare. E’ una tendenza che vedo affermarsi con sempre maggiore frequenza, se pensiamo ad esempio al successo dei grandi divulgatori come Alberto Angela e Alessandro Barbero (quest’ultimo, non a caso, appassionato wargamer e playtester regolare dei titoli di Sergio Schiavi come Radetzky’s March e Give Us Victories), ma per sfruttarla adeguatamente anche il mondo del wargame dovrà fare la sua parte, da un lato sconfiggendo gli stereotipi alla The Big Bang Theory che lo vedono come un passatempo assurdamente complicato e di difficile approccio, dall’altro ripensando a sé stesso ed evitando atteggiamenti di gatekeeping iperspecialistici fortunatamente ormai davvero marginali ma che ancora “intimoriscono” un po’ i tanti curiosi che volessero avvicinarsi. In tale contesto, le soluzioni di ibridazione con altri generi ludici nel design dei wargame di ultima generazione sono ottimi non solo per “aprire il mercato” ma anche per superare atteggiamenti che contraddicono l’approccio sperimentale del wargame delle origini degli anni Sessanta e Settanta. Il wargame è sempre stato un genere ludico caratterizzato da un’innovazione continua e travolgente, abbracciando argomenti storici come ambientazioni fantastiche, attuando per la prima volta soluzioni di design diventate poi molto frequenti nel mondo degli eurogames e in alcuni casi perfino dei giochi German, sfruttando al massimo le potenzialità narrative che in effetti portarono alla nascita della più celebre e riuscita derivazione dello stesso wargame: il gioco di ruolo.
Il che mi permette di rispondere anche alla prima parte di questa domanda, per quanto in maniera molto sintetica: ci ho scritto più di un libro sopra per trovare una risposta completa, e so bene che ancora ce n’è da scavare! Seriamente, gli aspetti più interessanti riguardano non tanto la possibilità di ricostruire un evento del passato (anche il wargame soffre di molte distorsioni, alcune delle quali inevitabili), quanto il fatto di fornirti un “sandbox”, uno strumento peraltro da te liberamente modificabile nei suoi parametri che ti sono tutti noti e “trasparenti”, dipendente solo dalla tua azione costante per procedere (niente intelligenze artificiali e niente “motori software” al tavolo!), una preziosa opportunità di ricerca controfattuale ma soprattutto uno strumento narrativo potentissimo che ti farà vivere la storia davvero in prima persona, togliendola per un attimo dalle pagine dei libri (ma poi riportandocela, grazie alle utilissime bibliografie presenti in molti manuali!) e riportandola nel mondo reale. Il gioco crea coinvolgimento verso gli argomenti che sono il suo oggetto, quel coinvolgimento genera passione che ti conduce ad una maggiore conoscenza diretta e “manuale” degli stessi, la conoscenza porta a tue riflessioni personali sul loro andamento e sulle personalità che li hanno portati avanti, quelle riflessioni ti conducono ad una più ampia consapevolezza del passato della tua storia… quindi delle sue ripercussioni sul presente e, magari, qualche fugace intuizione sui suoi sviluppi futuri.
Questo è il grande valore educativo che dà il fatto di sedersi con un’altra persona allo stesso tavolo, riconoscendola tua eguale al di là di qualsiasi possibile differenza, competere amichevolmente e nel contesto di un set di regole condivise, divertirsi in maniera intelligente, creativa e costruttiva. Il tutto racchiuso in una scatola di cartone, grazie a una mappa, qualche segnalino, un po’ di tabelle, qualche decina di carte quando ci sono e un paio di dadi. Non è poco, non è davvero poco.
Che consigli daresti a un neofita che si approccia a quest’hobby per la prima volta? Quali giochi gli consiglieresti per iniziare e perché?
Per prima cosa, consiglierei di non partire chiedendo un elenco di titoli “introduttivi” (termine che personalmente detesto: come se un wargame accessibile anche a chi si avvicina per la prima volta alla simulazione storica sia un titolo “buono solo per cominciare” e non un “vero” wargame…), bensì di trovare una propria risposta alla domanda posta dallo slogan di una ModCon di tanti anni fa: “Chi vuoi essere oggi?”. Dove volete andare? In quale secolo o anche in quale mondo vi volete farvi trasportare dal wargame?
Quindi, per prima cosa chiediamoci quali sono i periodi e le situazioni storiche che ci interessano di più, sapendo bene che l’incredibile diversificazione interna al gioco di simulazione ci permetterà facilmente di trovare ottime soluzioni in ogni caso.
Detto ciò, chiaramente abbiamo due strade di fronte a noi: avvicinarci subito al wargame tradizionale hex and counter, oppure avvicinarci alla simulazione storica mediante soluzioni più “alternative”. Nel primo caso troviamo titoli più che adeguati nella serie dei Folio Games in ziplock della Decision Games, come anche in molti giochi omaggio alle varie riviste di settore (noi Italiani siamo molto fortunati ad avere Para Bellum, una rivista che ad un costo davvero contenuto non solo offre interessanti articoli ma anche ottimi giochi a bassa complessità in inserto a ciascun numero), oppure i già più volte citati giochi a blocchetti della Columbia Games, il tattico sulla Seconda guerra mondiale Heroes of Normandie, gli operazionali napoleonici della Shakos (Napoléon 1806, 1807 e 1815) o infine il grande mondo del sistema Commands and Colors / Memoir ‘44. Nel secondo caso, ci possiamo rivolgere a titoli di grande successo spesso “vicini” nello loro meccaniche agli Eurogames (Undaunted, Pochi Acri di Neve, Lincoln, 300, il gioco di carte Napoléon Saga) oppure sostenuti da meccaniche solo all’apparenza semplici ma che nascondono aspetti di elevato spessore simulativo (Wings of Glory, W1815, la serie Great Sieges della Worthington, 13 Giorni, le nuove serie GMT Flashpoint e Lunchtime…). Oppure rivolgerci a grandi classici molto apprezzati e che quindi vi permetteranno di trovare subito altri appassionati che vi aiuteranno nel vostro percorso di approfondimento, come Twilight Struggle o l’evoluzione di Napoleon’s Last Battles, la magnifica serie The Library of Napoleonic Battles.
Tuttavia, va detto che se c’è un interesse forte per il periodo storico in questione o per il gioco in sé, nulla vi vieta di cominciare (magari con l’aiuto di esperti) da giochi molto più corposi come Paths of Glory o perfino Advanced Squad Leader. La scoperta del gioco di simulazione è un viaggio bellissimo e pieno di sorprese, che farete insieme a molti altri appassionati, ma che procederà sempre al ritmo e sui sentieri che voi stessi sceglierete.
Come in ogni viaggio che si rispetti, scegliere dove indirizzare i primi passi è una decisione molto importante… capite dunque da quale epoca volete cominciare con quale tipo di esperienza ludica (tattica, strategica, diplomatica, ibrida politico-militare, in solitaria, cooperativa…) e poi chiedete aiuto agli altri appassionati su siti, gruppi social e forum di ogni genere: troverete senz’altro chi saprà darvi ottimi suggerimenti di titoli accessibili, con poche pagine di regole, storicamente interessanti e con partite che non durano più di un’ora o al massimo due. Forse vi sorprenderà leggerlo, ma la grande maggioranza dei wargames corrisponde proprio a queste caratteristiche!
Ti lascio lo spazio per scrivere ciò che vuoi a chi ci legge!
Abbiamo parlato davvero di tante cose e innanzitutto ti ringrazio per avermi dato la possibilità di condividere queste mie esperienze con i lettori del tuo blog, un progetto davvero interessante per il quale ti faccio tutti i miei complimenti!
Di mio, spero di essere riuscito a trasmettere a chi ci legge la grande ricchezza di contenuti e di potenzialità offerta dal gioco di simulazione storico, sia più propriamente wargame che di altro genere, un mondo nel quale personalmente sono entrato ormai più di trent’anni fa e che ancora oggi mi riserva continue sorprese. Il messaggio più importante, però, me lo sono tenuto per la fine: il wargame e il gioco storico, oltre alle loro evidenti qualità in termini di approfondimento culturale e di valore didattico, sono anche e soprattutto forme di intrattenimento interattivo incredibilmente divertenti e coinvolgenti! Per qualche ora, riescono davvero a trasportarvi all’indietro nel tempo, rendendovi protagonisti dei più grandi eventi della storia, comprendendone le dinamiche fondamentali e… permettendovi di manipolarle in piena libertà per cambiare l’esito finale di quegli stessi eventi, se lo vorrete! Sono soprattutto un hobby oggi più che mai alla portata di tutti, con titoli adatti agli esperti ma anche con una ricchissima offerta di giochi di grande qualità che non richiedono alcuna esperienza pregressa per essere apprezzati e soprattutto esplorati, partita dopo partita. E’ anche un mondo che già da tempo ha aperto le porte a giocatori di ogni tipologia, incamerando notevoli evoluzioni nelle meccaniche e riuscendo al contempo a unire tali cambiamenti alla meravigliosa essenzialità del game design più classico, quello che ti permetteva di aprire una scatola, leggere le regole, piazzare mappa e pedine e cominciare a giocare già in un quarto d’ora e poco più. Una volta che vi sarete impratichiti, se lo vorrete, potrete continuare il vostro viaggio con regolamenti ancor più dettagliati o continuare a sfruttare i continui e sempre più presenti incroci tra il gioco di simulazione tradizionale e gli altri generi ludici ad elevata accessibilità, sempre nell’ambito di una narrazione storica plausibile e soddisfacente. Inoltre, il pubblico dei giocatori si sta rinnovando anch’esso allo stesso ritmo dei suoi giochi, con un hobby nel quale ad esempio è sempre più forte la presenza di giovani e, perché no, di giocatrici che scoprono questo nuovo modo di concepire la storia in maniera rigorosa ma davvero eccezionale, partendo certo dai libri e dalla ricerca ma andando anche un pochino più in là… una passione che saprà coinvolgervi e vi permetterà di entrare in contatto con tanti altri “grognard” in Italia e in tutto il mondo.
Tutto questo con qualche foglio di carta, un pugno di pedine e un paio di dadi: niente male, non credete?