[La Storia nelle carte] #6: Piano Marshall e Abdicazione in Romania

Coloro i quali seguono con assiduità (?) il mio blog avranno notato che non pubblico nessun articolo da quasi un mese: è stato un periodo in cui ho avuto poco tempo per mettermi al lavoro per la Via del Grognard, e meno ancora per giocare, anche se a dire il vero qualche cosa sul tavolo la riesco a mettere (Ho una partita aperta a Paths of Glory con Gege, mentre sempre con Gege e Frag abbiamo provato a metterci a studiare Rise of Totalitarianism… mamma mia che roba complicata! Complicata ma bellissima… ci ritorneremo). Vorrei davvero scrivere di più ma alle volte il tempo e gli impegni sono davvero tiranni. In ogni caso, procediamo lesti e bando alle informazioni personali: se siete qui è perché volete saperne qualcosa di più sulle carte di Twilight Struggle! Oggi parliamo di due carte molto diverse: per quello che riguarda gli USA analizziamo una delle carte più importanti di Inizio Guerra, mentre per l’URSS un evento minore per quello che riguarda il gioco, ma una vicenda affascinante dal punto di vista storico!

Dato che questi articoli si concentrano sull’aspetto storico delle carte e sul loro utilizzo nel gioco, darò per scontato il regolamento e la sua applicazione. Il lettore che non dovesse conoscere Twilight Struggle può leggere la mia recensione del gioco per avere una infarinatura di come esso funzioni, anche se per approfondire la storia dentro le carte non è necessario conoscerne il funzionamento.

Il titolo della rubrica prende diretta ispirazione dalla sezione del regolamento che, in piccolo, fa la stessa cosa che mi propongo qui ed è un omaggio ulteriore alla genialità di Ananda Gupta e Jason Matthews, gli autori di questo grande capolavoro.

Potete trovare tutti gli articoli della serie cliccando qui.

PIANO MARSHALL

George Marshall fu uno dei più influenti militari della storia del primo Novecento. Nel 1939 divenne Capo di Stato Maggiore nell’esercito degli Stati Uniti, carica che ricoprì per l’intera durata della Seconda Guerra Mondiale. Roosevelt riponeva grandi aspettative nelle competenze del generale che, seppur non avendo nessuna esperienza operativa sul campo, si distinse come grande organizzatore e amministratore militare. Potenziò la macchina bellica statunitense, trasformandola nel corso della guerra nel più potente esercito del mondo. Dopo la guerra divenne Segretario di Stato di Truman dove passò alla storia come il principale ideatore e fautore di un grande piano per ricostruzione post-bellica in Europa, che appunto prese il suo nome e che gli fece vincere nel 1953, a sei anni dalla morte, il prestigioso Premio Nobel per la Pace.

Dipinto di Thomas Edgar Stephens conservato alla National Portrait Gallery

Nel 1947, durante un discorso all’università di Harvard, Marshall affermò che il continente europeo avrebbe avuto bisogno di aiuto per riprendersi dalle devastazione della guerra appena conclusa. L’intero territorio europeo era stato messo a ferro e fuoco dalle operazioni, dai bombardamenti e i tessuti economico, sociale e produttivo erano seriamente in ginocchio. Il generale disse che gli Stati Uniti avrebbero dovuto essere l’attore principale di questi aiuti, rimanendo vago sulle modalità in cui questi aiuti avrebbero dovuto essere erogati agli stati europei. La speranza di Marshall, ma non solo sua, era che si sarebbe potuto instaurare una amicizia più salda e proficua tra le sponde dell’Atlantico e al tempo stesso mettere le fondamenta reali di un concetto di Europa che gli europeisti dell’epoca portavano avanti più come concetto utopistico che come progetto realizzabile.

Inghilterra e Francia si dissero subito d’accordo a questo intervento americano, con quest’ultima che propose di invitare al tavolo della discussione anche l’Unione Sovietica. Stalin, dopo un primo interesse, decise di non prendere parte al negoziato, obbligando de facto tutti i suoi stati satelliti del Blocco Orientale a fare altrettanto.

Alla fine delle trattative venne varato dunque l’ERP (European Recovery Program) che prevedeva l’erogazione di 14 miliardi di dollari agli stati europei che vi avessero aderito in circa quattro anni, fondi da destinarsi alla ricostruzione e alla crescita. L’obiettivo degli USA era quello di spingere gli europei verso un utilizzo dei fondi mirato alla costruzione di solide basi strutturali sulle quali sviluppare sul medio e lungo periodo una nuova economia.

Nonostante gli sforzi dei funzionari americani anche grazie all’OECE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), la maggior parte degli stati aventi diritto fece richiesta all’ECA (Economic Cooperation Administration, l’ente preposto all’erogazione dei fondi) di poter accedere al fondo del Piano Marshall per sopperire alla cronica mancanza di beni di prima necessità quali cibo, prodotti industriali e combustibile. Macchinari e mezzi di produzione furono lasciati in secondo piano: le esigenze contingenti della popolazione e della macchina statale erano troppo urgenti.

Il piano venne interrotto nel 1952, come da programmi. Si tentò di prolungarne l’azione, ma la vittoria dei repubblicani alle elezioni e lo scoppio della Guerra di Corea frenò gli entusiasmi. Il piano favorì una netta ripresa economica in tutti gli stati che ne poterono beneficiare, a dispetto dell’opinione degli economisti americani degli anni ’50 e ’60 che vedevano in esso un impatto sostanzialmente negativo (una ripresa economica era indubbia, ma, secondo gli studi coevi, dovuta in massima parte a un bassissimo costo del lavoro e quindi, di conseguenza, il Piano Marshall avrebbe prodotto una stagnazione dell’economia dovuta alla non ripartenza dei consumi). In tutta l’Europa Occidentale si diffusero concetti che ancora oggi fanno parte del nostro tessuto economico-sociale, quali il diritto all’impresa, la tutela della concorrenza, il libero mercato e l’esperienza tecnica.

Le politiche di austerity necessarie da sempre in un periodo post-bellico dove la devastazione si trova ovunque furono mitigate dagli aiuti americani: le democrazie europee poterono dunque mollare un po’ il freno e lasciare respiro alle famiglie e alle aziende, con un conseguente miglioramento della qualità della vita della popolazione.

Tutto questo si tradusse in una estensione importante dell’influenza statunitense in Europa: il 4 aprile 1949 si creò la NATO in cui “l’Ovest del Mondo” trovò la capacità di unirsi militarmente, ponendo le basi della Guerra Fredda con le zone di sfregamento con il Patto di Varsavia prima e nell’intero globo poi.

LA CARTA NEL GIOCO

Come sovietico questa carta è la più pericolosa dell’intero Inizio Guerra. Nessuna carta USA ha più influenza di Piano Marshall, e se usata come evento può davvero porre le basi per una rapida escalation americana in Europa occidentale. Per mitigare il suo effetto, una buona cosa è prendere il controllo degli stati importanti (Francia e Italia, ma anche Grecia, Turchia e Spagna/Portogallo), così che le sette nazioni influenzate siano le minori. Se ve la trovate in mano, giocarla con Intervento ONU oppure mandarla nello spazio sembrano le scelte più opportune. Ovviamente se capita una mano anche con NATO, inutile dire che bisogna giocare prima quest’ultima!

Nel caso del giocatore USA, questa carta è perfetta come Carta di Apertura, soprattutto nei primi turni (perfetta al turno 1!). Anche giocata come carta azione rimane comunque importante, sempre nei primi turni. Man mano che si prosegue nella partita diventa sempre meno forte come evento, per cui sperate di pescarla presto! Personalmente non gioco quasi mai Piano Marshall per i punti operazione proprio per quanto detto sopra: l’evento è troppo succoso per mandarlo negli scarti in attesa di un reshuffle.

ABDICAZIONE IN ROMANIA

Nel 1947 (questo anno ritorna, in questa puntata della Storia nelle Carte!) il governo comunista in Romania costrinse ad abdicare il re Michele I, che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale aveva cercato inutilmente di opporsi all’amministrazione filo-sovietica non firmando i decreti promulgati e chiedendo le dimissioni del primo ministro Petru Groza. La “dittatura del proletariato” fu dura con il monarca, minacciando lui e la famiglia, consentendogli infine di andare in esilio, prima in Regno Unito e poi in Svizzera.

L’abdicazione permise, dopo la morte del primo capo di stato comunista, Gheorghiu-Dej, a Nicolae Ceausescu e a sua moglie Elena di prendere il potere in Romania, facendone il proprio feudo personale dove spadroneggiare. A tal proposito vi rimando a questo simpatico podcast di WillMedia, Tiranny che con ironia racconta la storia di questi due dittatori megalomani.

LA CARTA NEL GIOCO

Come giocatore URSS, una carta senza importanza del punto di vista dell’evento. Infatti è difficile che la Romanai diventi teatro di battaglia, se non per la sua adiacenza alla madrepatria, ma è un caso più unico che raro, per cui di solito questa carta di usa sempre come ops, a meno che non serva per la carta punteggio uno stato non conteso urgentemente.

Come USA, cercherei di giocarla sempre il prima possibile, proprio per i motivi detti sopra. Non cercherete quasi mai il dominio sulla Romania, per cui tanto vale sfruttare quel punto operazionale. Se poi l’URSS butta giù l’evento di Rossi Indipendenti (o lo giocate voi), allora se potete giocare Dottrina Truman sulla Romania e imbeccate l’unica combo decente che ha Abdicazione della Romania come elemento!

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